La casa editrice Diogene Books presenta il libro “Nello Forlivesi. Diario di prigionia”
E a novembre sarà disponibile “Forlì. Guida al centro storico” di Marco Viroli e Gabriele Zelli
Diogene Books editore ha pubblicato in questi ultimi anni alcuni libri di interesse generale, tra cui va certamente ricordata “Forlì. Guida alla città” di Marco Viroli e Gabriele Zelli, uscita con grande successo nel 2012, e, degli stessi autori, “Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea”, dato alle stampe nel 2014.
Per il mese di novembre 2019 è già annunciata l’uscita di “Forlì. Guida al centro storico”, un volume aggiornatissimo, anch’esso a cura di Viroli-Zelli, a uso di tutti quelli, turisti e non, che desiderano visitare e comprendere la città seguendo un percorso ricco di informazioni, arricchito dagli scatti del fotografo Fabio Casadei.
In questi anni, la casa editrice Diogene Books, legata al nostro giornale e guidata da Alessandro Cogoli, si è dimostrata anche molto incline alla pubblicazione di memorie e storie di vita, in particolar modo legate al periodo della Seconda guerra mondiale.
È in quest’ottica che, prima dell’estate, è stato pubblicato il libro “Nello Forlivesi. Diario di prigionia”, storia rocambolesca e drammatica del ritorno a casa dalla Grecia di un soldato romagnolo, passando attraverso i campi di concentramento nazisti dei Balcani.
Dopo la prima presentazione che si è tenuta a Meldola a settembre, il libro verrà presentato di nuovo il 24 ottobre, alle ore 21.00, presso la Palazzina Comunale, in piazza XXV Aprile, a Cervia.
Per chi non potesse partecipare alla presentazione e desiderasse acquistarne una copia, è possibile farne richiesta presso la redazione di Diogene, viale Gramsci 34 Forlì.
Questo, in sintesi, è il panorama storico in cui si sviluppa il diario di Nello Forlivesi. Alla fine di ottobre del 1940, Mussolini dichiarò guerra alla Grecia, muovendo le truppe italiane verso l’Epiro dall’Albania, che aveva conquistato facilmente nel 1939. Tuttavia la resistenza greca era stata sottovalutata e l’esercito italiano andò incontro a disastrosi fallimenti, giungendo a perdere anche vasti territori albanesi.
Intervenne perciò in soccorso delle nostre truppe la Germania, che in meno di un mese occupò la Grecia: il 27 aprile le truppe tedesche fecero il loro ingresso ad Atene. Il controllo del territorio del Paese fu spartito con gli italiani, cui andarono in dote anche le isole Ionie, con Corfù, Itaca, Zante e Cefalonia.
È proprio su quest’ultima che si consumò il più grande eccidio di soldati italiani a opera delle truppe tedesche. Ciò avvenne dopo l’8 settembre 1943, data in cui il generale Badoglio annunciò via radio l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati anglo americani.
Al successivo ordine di disarmo impartito dai tedeschi, gli italiani di stanza a Cefalonia, in gran parte della Divisione Acqui, resistettero, combattendo per molti giorni, riportando ingenti perdite. Si giunse infine alla resa che confermò la crudeltà gratuita dei tedeschi che continuarono ad uccidere i nostri soldati. I superstiti furono poi deportati verso il continente, su navi che finirono spesso affondate da mine o da siluri, con ulteriore grave perdita di vite umane.
Tra i sopravvissuti c’era anche un fante romagnolo, Nello Forlivesi, che ha lasciato un diario dei giorni trascorsi in prigionia, attraversando i Balcani. La sua fu una vera e propria odissea: dapprima fu rinchiuso nella caserma di Argostoli, poi imbarcato alla volta di Atene e Salonicco, per giungere a Belgrado in un campo di lavoro, con condizioni di vita quotidiane sempre più precarie, tra le angherie dei carcerieri, i bombardamenti alleati, la fame, la fatica per i lavori cui i prigionieri erano costretti, con l’angoscia costante di sentire la propria vita appesa a un filo.
In questa drammatica situazione, Nello Forlivesi decise di tenere un diario che potesse essere una testimonianza di quei giorni terribili. Su fogli di magazzino tedeschi, sottratti in qualche fureria, con un mozzicone di matita, scriveva in un italiano stentato, frammisto al dialetto romagnolo, della sua esperienza di prigionia attraverso i Balcani, durata in tutto due anni.
I fogli che riportavano questa cronaca venivano poi accuratamente piegati e nascosti da Forlivesi, forse sotto la giubba. In tal modo mise a repentaglio la vita qualora fosse stato scoperto dai nazisti.
Liberato dai partigiani di Tito in un paesino della Croazia settentrionale, fece ritorno a casa, ci sentiamo di dire molto probabilmente a piedi, in quanto ci impiegò ben due mesi. Finché fu in vita, non volle mai divulgare i suoi scritti, perché contenevano ricordi per lui troppo dolorosi.
Alla sua morte, avvenuta nel 2004, la figlia Viviana, con l’aiuto del marito Giuseppe Fabbri, ha ripreso in mano quelle pagine drammatiche. Insieme, hanno deciso di trascrivere il diario, conservandone la scrittura originale e di darlo alle stampe in modo che non si perdesse nell’oblio il ricordo di queste tragedie e che potesse essere trasmesso alle nuove generazioni il valore della libertà.
Dalla prefazione di Mario Proli a “Nello Forlivesi. Diario di prigionia”
«Tra l’8 e il 22 settembre del 1943, sull’isola greca di Cefalonia, si consumò il più grande eccidio che i tedeschi abbiano mai compiuto contro gli italiani. Le motivazioni della strage sono da individuare nella Resistenza dei militari dell’Esercito italiano al disarmo e alla deportazione voluta dalla Germania nazista dopo la resa incondizionata dell’Italia alle forze alleate anglo-americane.
Durante gli scontri, migliaia di militari italiani persero la vita e altrettanti vennero fatti prigionieri.
Tra questi vi era un fante della 33ª Divisione fanteria Acqui, il romagnolo Nello Forlivesi, che ha raccolto in un diario le memorie di quei giorni di prigionia trascorsi tra la Grecia e i Balcani.
Un Diario genuino, scritto con uno ‘slang’ figlio di una istruzione appena abbozzata ma di una naturale intelligenza e di una voglia di non perdere la memoria».
Marco Viroli
giovedì 17 ottobre 2019