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Le stragi nazifasciste dell’estate del 1944: 21 agosto, l’eccidio del Fornace Bisulli di Meldola

Tratto dal libro di prossima uscita “Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna” volume 4 di Marco Viroli e Gabriele Zelli (Il Ponte Vecchio, 2019)

Le stragi nazifasciste dell’estate del 1944:  21 agosto, l’eccidio del Fornace Bisulli di Meldola

Tra le stragi nazifasciste che hanno avuto luogo sul territorio forlivese nella terribile estate del 1944 va ricordata quella del 26 luglio, di cui abbiamo scritto nel nostro libro I giorni che sconvolsero Forlì. 8 settembre 1943-10 dicembre 1944 (Il Ponte Vecchio, 2014). Quel giorno, a Pievequinta, dieci uomini furono fucilati come rappresaglia per l’avvenuta uccisione a Carpinello di un caporalmaggiore dell’esercito germanico in circostanze mai del tutto chiarite. Le dieci vittime furono prelevate a Forlì dal Carcere circondariale di via della Rocca e dalla prigione del Sichereitsdienst (SD) delle SS tedesche in viale Salinatore.

Poco meno di un mese dopo, i nazifascisti si resero protagonisti di un nuovo disumano eccidio. A Meldola il Cippo La Fornace, in via Roma 173, ricorda la fucilazione di diciotto uomini, catturati durante un rastrellamento a Pieve di Rivoschio, avvenuta il 21 agosto 1944 da parte dei nazifascisti. Nella parte alta della stele è presente una stella, simbolo dell’VIII Brigata Garibaldi, operante nella zona. Nella lunetta è raffigurata una fanciulla (forse a rappresentare la Vittoria Alata) che porge a tre caduti la palma del martirio. Il 20 agosto 1944, durante un rastrellamento effettuato in risposta a una serie di azioni compiute dai partigiani dell’VIII Brigata Garibaldi, truppe nazifasciste prelevarono dal piccolo centro di Pieve di Rivoschio tra le cento e le duecento persone, per la maggior parte contadini e braccianti, che successivamente furono condotte a Meldola, presso un capannone della Fornace Bisulli. Il giorno seguente diciotto tra loro vennero scelti e furono costretti a scavare una fossa comune. Quindi, posti di fronte al muro della fornace, vennero fucilati senza pietà. La vittima più giovane, Marcello Lombini, aveva solo 17 anni.
Originariamente la stele si trovava a ridosso del muro della fornace ed era stata inaugurata il 18 Agosto 1946 dal Comitato di Liberazione di Meldola. In seguito è stata trasferita nella attuale sede.
Riguardo all’eccidio della Fornace Bisulli, il sito straginazifasciste.it, in una scheda compilata da Roberta Mira, tutor didattico presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne e il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna, riporta la seguente documentazione.
«Nella seconda metà di agosto del 1944 i tedeschi effettuarono un vasto rastrellamento contro l’8ª brigata Garibaldi nella zona tra le valli del Bidente, del Savio e del Borello concentrandosi su Pieve di Rivoschio, Meldola e Civitella di Romagna (FC), mentre ai fascisti fu affidata la zona di Predappio-Porcentico (FC). I partigiani riuscirono a sganciarsi dall’area del rastrellamento e poterono contrastare l’azione nazista con imboscate. Nel corso delle operazioni la violenza si rivolse contro i civili con uccisioni singole in diversi luoghi nei giorni 19, 20 e 21 agosto e culminò nella strage della fornace di Meldola il 21 agosto 1944. Numerosi uomini rastrellati (circa 180 secondo le fonti disponibili) furono portati a Meldola e vennero rinchiusi in uno stanzone all’interno della fornace di laterizi in località San Lorenzo. Gli uomini catturati lungo l’asse Cusercoli-Pieve di Rivoschio che coincideva con i luoghi di insediamento dei comandi dell’8ª brigata vennero separati dagli altri e sottoposti a pesanti interrogatori e torture. Il 21 agosto 1944, diciotto uomini furono fatti uscire dalla fornace e vennero costretti a scavare alcune fosse, all’interno delle quali i tedeschi occultarono i loro corpi dopo averli fucilati».
«Durante il rastrellamento che portò alla cattura degli uomini uccisi a Meldola, si registrarono incendi e devastazioni; due uomini catturati dai fascisti nella zona di Predappio-Porcentico furono fucilati dalle SS a Bagnacavallo (RA) il 27 agosto 1944: erano Ruffillo Balzani e Artemio Levi, fucilati con Antonio Cicognani; Alfredo Petrucci rastrellato con loro fu ucciso all’aeroporto di Forlì il 5 settembre 1944 dalle SS».
Va ricordato inoltre che don Pietro Tonelli e padre Vicinio Zanelli vennero uccisi a Pieve di Rivoschio il 21 agosto 1944, stesso giorno dell’eccidio alla Fornace Bisulli di Meldola.
Dalla scheda redatta dalla professoressa Roberta Mira è possibile ricavare l’elenco dettagliato delle vittime della strage.
Sul sito straginazifasciste.it viene precisato che: «buona parte delle vittime ottenne la qualifica di partigiano, ma l’età avanzata di molti fa ritenere probabile, nel loro caso, che si tratti di civili o di persone legate ai partigiani. Ravaglioli e Petrini nel loro libro segnalano Bertozzi come padre di un partigiano; inoltre scrivono di Bartolini che partecipò alla Resistenza, ma il suo nome non compare fra i caduti partigiani nella documentazione dell’Anpi e dell’Istituto per la storia della Resistenza di Forlì-Cesena.
Secondo il Diario di Mambelli erano partigiani Lombini, Nanni, Giusti, Cangini, Fantuzzi. Fantuzzi in più di una fonte è ricordato come il colono del podere che ospitò uno dei primi insediamenti partigiani della valle del Bidente tra Cusercoli e San Paolo in Aquiliano. La documentazione fascista coeva parla di quattordici ribelli e quattro persone conniventi».
Infine, come riporta il sito citato, al termine del Secondo conflitto mondiale venne avviato «procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì contro Arnaldo Feltrami, Romano Beltrami e Ezio Landi, accusati di aver partecipato materialmente alle sevizie delle vittime e alle uccisioni della fornace. Con sentenza del febbraio 1946 la Corte condannò Feltrami a 30 anni di reclusione, Beltrami e Landi a morte. Fu presentato ricorso in Cassazione. La Cassazione con sentenza 28/06/1946 annullò senza rinvio la sentenza della Corte d’Assise straordinaria di Forlì poiché mancavano le prove della colpevolezza dei tre condannati».

 


Marco Viroli

venerdì 8 novembre 2019