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Angelo Ranzi e Roberto Casadio

Tra la fine del 2019 e i primi giorni del 2020, Forlì e la Romagna hanno perso due grandi uomini e due importantissimi artisti

Angelo Ranzi e Roberto Casadio

Angelo Ranzi è scomparso il 5 novembre 2019, all'età di 89 anni. Ha lasciato un patrimonio di opere sconfinato e un ricordo indelebile nel cuore di chi l'ha conosciuto

La scomparsa di Angelo Ranzi ha privato Forlì di uno dei suoi artisti migliori, nonché di un cittadino esemplare. Un uomo modesto e sensibile, disponibile e affabile, sempre pronto al confronto con l’umiltà e la semplicità che lo contraddistinguevano. Nel 2012 illustrò magistralmente il volume “Il Paradiso di Dante”, curato dal compianto Andrea Brigliadori.

In occasione di una delle sue ultime mostre, risalente al 2011, dal titolo “San Francesco secondo Ranzi”, che fu allestita nei locali di quello che era il Centro Culturale San Francesco di via Marcolini a Forlì, troppo frettolosamente smantellato qualche anno fa, chiese a Marco Viroli e a Gabriele Zelli un contributo scritto per il catalogo.

In quella occasione Zelli scrisse: «Conosco Angelo Ranzi da oltre trent’anni. Mi colpirono fin dall’inizio la sua signorilità e, nel contempo, la sua modestia, sia come uomo sia come artista. Da allora ho iniziato a frequentare le mostre che allestiva in città, apprezzandone le opere esposte perché capaci di rappresentare, in modo magistrale, i tanti momenti delle nostre collettività. Angelo Ranzi ha dato vita a diverse mostre che hanno segnato la vita artistica e culturale di Forlì, come ad esempio quella dedicata alla Romagna di Aldo Spallicci e quella che aveva come tema il Vangelo secondo Matteo».

Anche l’esposizione che fu ospitata nei locali del Centro Culturale San Francesco non fu da meno. Raccontare attraverso la pittura la vita del patrono d’Italia nell’anno del centocinquantesimo fu una sfida che Ranzi raccolse e affrontò con la sensibilità che gli era propria, con un misto di spiritualità e di attenzione alle cose materiali della vita, realizzando un corpus di opere capace di emozionare e di stupire.

Marco Viroli nel suo scritto ricordava che «dopo l’imponente mostra “L’Apocalisse e la guerra” in cui spesso Angelo Ranzi lasciava illuminare la scena dalla luce del divino, unica speranza per un mondo alla fine di un ciclo, si cimenta con una nuova serie di opere inedite sulla vita del santo più amato e contestato della storia della Chiesa».

«Ranzi descrive le scene della vita del “poverello d’Assisi” come se ne avesse preso parte lui stesso – scrisse allora Viroli – tanto da essere capace di coinvolgere a tal punto chi si pone di fronte all’immagine da trasmettergli emozioni talmente vivide da suscitare immedesimazione ed empatia».

 

Il 3 gennaio 2020, a 77 anni, ci ha lasciato Roberto Casadio. Con lui se ne è andato un importante protagonista della vita artistica e culturale di Forlì

 

Con la scomparsa di Roberto Casadio Forlì ha perso un altro importante protagonista della vista artistica e culturale che in maniera determinante ha saputo incidere nella vita cittadina con le sue doti di pittore e con una capacità critica e intellettuale che affascinava. Casadio era maestro nel creare opere sempre intriganti, qualunque fosse il ciclo pittorico realizzato, che spingevano inevitabilmente tutti a interrogarsi sulla vita degli uomini e delle donne.

I tanti allievi che lo hanno avuto come insegnante lo ricorderanno per quella capacità che ha avuto di avvicinarli all’arte, in senso lato, e alle peculiarità della nostra città. Era dotato di un profondo senso di umanità che muoveva il suo impegno civico e sociale, mai venuto meno nel corso degli anni e che Casadio manifestava in tutte le occasioni che gli si prospettavano, sia con la pittura, sia con un impegno personale, sempre dalla parte dei cittadini, per una società più democratica e capace di dare prospettive di giustizia alle classi sociali più svantaggiate. Anche questa parte della sua vita meriterebbe di essere scandagliata. In questa sede ci limiteremo a ricordare lo sforzo artistico che profuse nella realizzazione del ciclo pittorico del 1997 dal titolo “Il treno: quadri di viaggio”. Nelle opere realizzate in questa occasione, accanto al piacere che accompagna ogni spostamento in treno, soprattutto se si va in vacanza, seppe accostare le tragedie che hanno caratterizzato la storia delle ferrovie italiane, come l’attentato del 4 agosto 1974 all’Italicus, in cui perse la vita, fra gli altri, il controllore forlivese Silver Sirotti, Medaglia d’oro al valor civile alla memoria, e la terribile strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Grande fu anche l’impegno per allestire questa mostra in luoghi diventati simboli della vita economica e democratica del nostro paese, come le stazioni ferroviarie di Forlì e di Bologna.

Uno dei quadri del ciclo, dal titolo “Tragedia ferroviaria”, di proprietà della Pinacoteca Comunale di Forlì, nel 2015 è stato esposto presso l’Istituto Tecnico Aeronautico “Francesco Baracca” in occasione “Giornata del coraggio e della memoria”, manifestazione che ebbe come scopo l’approfondimento, con linguaggi e prospettive diverse, di un tema sempre più attuale e rilevante: la paura. Roberto Casadio si rese disponibile per quell’appuntamento perché consapevole che una paura sempre più invasiva e stratificata, stava avvolgendo, condizionando e influenzando il comportamento di moltissime persone in maniera negativa, facendo crescere aggressività, chiusura e sfiducia. Accettò l’offerta perché poteva parlare ai giovani, come ha fatto per gran parte della sua vita, e non solo con i suoi allievi ma anche con i suoi tre figli e, in tempi più recenti, con gli adorati nipoti. Sono soprattutto i giovani a essere i più vulnerabili, perché rischiano di acquisire una visione distorta del mondo e della vita, che potrebbe indurli a percepire il futuro come una minaccia e non come una promessa. Contro la paura, nefasta e paralizzante, che toglie la libertà, quindi la vera essenza interiore, l’antidoto più efficace è dato dall’istruzione, dall’educazione e dalla cultura, e di questo Casadio era un convinto assertore. Perché, come ha avuto modo di sostenere Malala Yousafzai, premio Nobel per la Pace nel 2014: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”, in meglio, ovviamente, e Roberto Casadio con i suoi inseparabili pennelli ha dimostrato che è necessario impegnarsi sempre in questa direzione.

Protagonista di innumerevoli mostre dedicate alle sue opere, tra tutte le pubblicazioni che diede alle stampe va certamente ricordato il volume del 2010 “L’Inferno di Dante”, curato da Andrea Brigliadori, edito dal Ponte Vecchio di Cesena e finanziato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, in cui seppe illustrare sapientemente gli endecasillabi del Sommo Poeta.

Angelo Ranzi e Roberto Casadio fotografati da Alvaro Lucchi


Marco Viroli

venerdì 10 gennaio 2020