Diogene Annunci Economici

Cosa cerchi?

Primo Piano - Diogene Annunci Economici Forlì

Rovere: i tratti salienti di una frazione

Undicesima tappa dell'itinerario Ladino, Rovere, Terra del Sole, Ladino

Rovere: i tratti salienti di una frazione

Nel precedente articolo dedicato alla chiesa di San Pietro in Arco o della Madonna della Rovere ho riportato gli studi effettuati sull'edificio da Pietro Reggiani (1880 - 1955). Siccome questo illustre forlivese viene ricordato sempre meno, è d'obbligo fornire qualche informazione su di lui.

Un tributo a Pietro Reggiani 

Così lo descrisse il professor Lucio Gambi (1920 - 2006) su la "Rassegna storica del Risorgimento" poche settimane dopo la scomparsa: "Si è spento a Forlì il 13 di gennaio 1955 il dott. Pietro Reggiani, presidente del Comitato forlivese del nostro Istituto. Gli amici cultori di storia del Risorgimento lo avevano rivisto per l'ultima volta al congresso di Messina nel settembre scorso, e gli amici romagnoli erano stati si può quasi dire suoi ospiti qualche giorno prima, in occasione della annuale assemblea della Società di Studi Romagnoli, che si era tenuta nella sua città. La sua morte è stata improvvisa: e lo ha colto mentre attendeva a una di quelle numerose mansioni di pubblico interesse, a cui la stima della cittadinanza lo aveva da molti anni chiamato, e che egli svolgeva con una abnegazione, una probità e un entusiasmo che costituivano gli aspetti più salienti della sua figura. Un tipo di uomo di antico stampo che si dedicava con lo stesso zelo alla sua missione di pediatra (si era specializzato una qua­rantina di anni fa a Parigi e a Londra) e alla illustrazione della storia e dell'arte della sua città, dove era nato da famiglia patrizia nel 1880".

"Il numero dei suoi scritti non sarà forse facilmente ricostruibile", sono sempre parole di Lucio Gambi, "sparsi come essi sono (e molte volte solo siglati) in giornali e riviste locali e in fogli d'occasione: essi vanno dalla breve, ma succosa, precisa notizia di un ritro­vamento archeologico, o dalla accurata illustrazione di qualche figura poco nota, o dalla esatta ricostruzione di un episodio di storia locale (sfogliare per gli ultimi trent'anni Resto del Carlino, Corriere Padano, Il momento. La Madonna del Fuoco, Forum Livi), ed articoli di maggior lena, come ad esempio quelli su Forlì romana (in Emilia Romana, secondo volume), su la chiesa forlivese, ora distrutta, di S. Francesco e la cappella Lombardini (La Piè, 1948), sul musicista Ugolino Urbevetano (letta al sesto convegno di Studi Romagnoli nel 1954). E uno dei suoi campi più coltivati per quanto i frutti sian sparsi in innumerevoli brevi note su fogli locali fu il Risorgi­mento: personaggi e vicende locali di secondo piano, ma da non lasciar sfuggire in dimenticanza, certi aspetti della vita sociale (l'assistenza e le professioni artigiane in particolare), la toponomastica e la topografia urbana dei due secoli scorsi, erano le cose che più risvegliavano il suo interesse".

"Ma il ricordo più vivo di Lui", concluse Lucio Gambi, "per chi ora ne scrive, rimane quello dei giorni a metà dicembre 1944, quando, per sua iniziativa e in buona parte con le sue mani, fu sottratta alla rovina la più bella opera d'arte che il Rina­scimento ha lasciato a Forlì, cioè la tomba di Barbara Manfredi (1466) di Simone di Francesco Ferrucci. Una bomba aerea tedesca ad alto potenziale aveva raso al suolo la antica chiesa di San Biagio con gli affreschi di Palmezzano, e la tomba marmorea sottostante agli affreschi per quanto pro­tetta da un muricciolo era andata in frantumi. Lo ricordo fra quelle macerie con l'aiuto di pochi amici, operai e studenti, dissotterrare per cinque giorni di seguito frammento per frammento fino all'ultimo, ed estrarre alfine dall'urna sfasciata il corpo imbalsamato della giovane Barbara, con una pietà che non so dire se più di medico o di religioso. Di questa sua opera Egli pregò sempre di non parlare diffusamente, e fu pago che i suoi concit­tadini accogliessero il suo consiglio di ricostruire quella tomba nella romanica basilica di San Mercuriale, la più bella e nota della sua città, ai cui restauri, iniziati per suo incoraggiamento alcuni anni fa, Egli rivolse fino al giorno della sua scomparsa vigile e assidua cura". 
Dopo questo giusto ricordo di Reggiani passo a segnalare alcuni degli elementi che maggiormente caratterizzano la località Rovere. 

La Strada Statale 67

Dopo il giusto omaggio riservato a Reggiani, ritorno a parlare della frazione Rovere, tappa dell'itinerario storico, culturale e naturalistico che da Ladino ci condurrà a Terra del Sole per poi rientrare al punto di partenza. 
La località è attraversata dalla Strada Statale 67. Anzi la presenza di questa importante e fondamentale arteria viaria caratterizza il luigo nel bene, per la facilità dei collegamenti, e nel male, per la quantità di traffico, di rumore e di inquinamento. 
Per capire l'importanza storica ed economica di questa strada segnalo che nella vicina Terra del Sole, nei locali espositivi di Palazzo Pretorio, è attualmente in visione la mostra “1836 - ecco il Muraglione che unisce", che resterà aperta fino al 26 settembre 2020. Sono esposte copie di documenti provenienti dalle maggiori raccolte fiorentine: Archivio di Stato di Firenze, Palazzo Pitti, Biblioteca Centrale, Uffizi, Palazzo Vecchio, così come documenti degli archivi comunali locali e di collezioni private, che raccontano le vicende di quella che oggi è la Strada Statale 67. 
Lo storico Alessandro Minardi nel presentare la rassegna ha sottolineato come: "La strada di Romagna, sognata da Pietro Leopoldo nel ‘700, dovette attendere gli anni '30 del secolo successivo per vedere la luce e questo grazie all’ingegner Alessandro Manetti. Questi, formatosi presso le migliori università francesi del tempo, era un assoluto innovatore, sia nel merito che nel metodo. Per capire il suo genio è sufficiente osservare uno dei suoi ponti a campata unica, con tiranti in acciaio, costruiti con metodo pionieristico per l'affermazione di nuove tecnologie, materiali e linguaggi architettonici. Da questi manufatti verrà tratta ispirazione anche per il famoso ponte di Brooklyn. La via di Romagna quindi è frutto del fortunato incontro di Manetti con Leopoldo II, granduca di Toscana, affascinato dalle scienze e dalle nuove tecnologie applicate".
<
 


Gabriele Zelli

martedì 30 giugno 2020