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Tre domande a Mauro Camorani

Tre domande a Mauro Camorani

Al traguardo della riapertura anticipata delle palestre, molte realtà sportive forlivesi arrivano senza sprint. Le restrizioni prolungate, un’erogazione settoriale e insufficiente dei ristori, i debiti accumulati nel corso dei mesi di chiusura forzata hanno messo in crisi tante associazioni sportive, tra le quali anche quelle affiliate alla Libertas di Forlì-Cesena. Lo stesso organismo territoriale fa i conti con le medesime difficoltà, come spiega il presidente Mauro Camorani.

Con quali criticità vi state confrontando?

 

Di fronte all’obbligo di chiusura, i provvedimenti per l’assegnazione dei ristori hanno creato situazioni di disparità: molte realtà sono state tagliate fuori perché gli aiuti sono stati erogati solo sulla base di determinati requisiti. Il Governo aveva promesso che non avrebbe lasciato indietro nessuno, ma così non è stato. Della sessantina di associazioni affiliate alla Libertas provinciale, una ventina hanno cessato o cesseranno a breve la loro attività. Il nostro stesso ente chiuderà una delle due sedi forlivesi, quella di viale dell’Appennino. Resta attiva quella di via Grigioni, dove gestiamo il secondo più grande impianto forlivese di 3mila metri quadri di palestre. In quanto organismo territoriale del Centro Nazionale Sportivo, non siamo rientrati in nessun provvedimento di aiuto. Eppure abbiamo continuato ad avere circa 10mila euro di spese al mese per gli affitti e 14 utenze mensili. Da parte del Comune di Forlì ci sono state azioni di sostegno rivolte ai gestori di impianti comunali e alle associazioni sportive che li utilizzano, ma molte altre realtà sono rimaste escluse.

 

L’apertura anticipata potrà essere di sollievo?

 

Non molto. Generalmente le attività sportive in palestra si interrompono durante la stagione estiva. Inoltre, occorre tener presente che le aperture di questo periodo non porteranno incassi: agli utenti che torneranno le associazioni dovranno abbuonare i mesi di attività non utilizzati per via delle chiusure. Ma le associazioni sportive hanno comunque accumulato debiti: a partire dalla chiusura del novembre scorso, si sono rincorse promesse di riaperture imminenti, che hanno spinto a mantenere le strutture potenzialmente operative in vista di possibili riprese dell’attività, con in più tutte le spese relative alla sanificazione. Tutto questo colpisce un mondo, come quello dell’associazionismo sportivo, che non ha bilanci tali da poter coprire debiti arretrati. La speranza è più che altro rivolta al prossimo settembre.

 

C’è voglia di ripartire da parte delle persone?

 

Nei mesi autunnali del 2020, prima della chiusura, c’era stata una buona partenza e nessun contagio, perché le palestre seguono protocolli molto rigorosi. Dei nostri 5500 utenti nel forlivese, 3mila erano tornati ad allenarsi. Le persone ci comunicano la loro voglia di riprendere a fare attività motoria e la speranza è che non siano frenate dalla paura del virus. La crisi che attraversa l’associazionismo sportivo è un colpo molto grosso, perché rischia di andare perso un ricco patrimonio umano di chi si impegna a gestire e organizzare le attività, con un contraccolpo negativo a livello sociale e culturale per tutti.


Laura Bertozzi

lunedì 24 maggio 2021

ARGOMENTI:     libertas sport