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Tre domande a Vince Valicelli

Tre domande a Vince Valicelli

Dopo tanti mesi di stop dello spettacolo dal vivo, la stagione estiva è partita in volata per far recuperare agli artisti e al pubblico il tempo perduto. Tanti gli eventi proposti, in città e nei dintorni, per arricchire le programmazioni estive. Una ripartenza del settore che per il batterista e compositore forlivese Enzo Vallicelli, in arte “Vince”, è segnata da un evento d’eccezione dedicato al progressive rock italiano, per il Ravenna Festival. Vallicelli ha collaborato con artisti del calibro di Gianna Nannini, Eugenio Finardi e Shirley King (figlia di B.B. King), solo per citarne alcuni.

Come sta andando la ripartenza per il settore musicale?

Dopo una chiusura sociale e umana, la metaforica “riapertura dei cancelli” è positiva, ma occorre avere qualche cautela: le date iniziano a venire fuori, ma è rischiosa la corsa a tutti i costi. Per molti la difficoltà è comprensibile, vista l’entità modesta dei ristori per il mondo dello spettacolo. Nei mesi di chiusura, io ho avuto modo di concentrarmi sulla musica, per cui non è stato isolamento ma introspezione, e ho continuato a portare avanti alcune attività online. Collaboro da 4 anni con il Centro Diurno “Ulisse” dell’Unità Operativa di Psichiatria di Forlì, dove mi occupo di musicoterapia e suoni vibrazionali. Ho sempre sentito il bisogno di dare qualcosa a quella fetta di società che è più delicata e a volte abbandonata. Questa esperienza mi ha arricchito molto. Per quanto riguarda i live, sono emozionato per il progetto che debutterà al Palazzo San Giacomo di Russi il 24 luglio per il Ravenna Festival.

 

Di cosa si tratta?

Dopo 47 anni, riprendo in mano il progetto degli “Uno”, formazione rappresentativa del progressive rock allora composta da Danilo Rustici (chitarra), Elio D’Anna (sax e flauto) e da me alla batteria. Nel ’74 abbiamo inciso un disco ai Trident Studios di Londra, lo studio di registrazione dei Genesis, dei Pink Floyd e dei Queen. Proprio in quelle sale mi è capitato, infatti, di incontrare Freddy Mercury al piano. Alla realizzazione del nostro album aveva preso parte anche la cantante Liza Strike, che ha partecipato al disco “The dark side of the moon” dei Pink Floyd. La band, però, ebbe vita breve e io poi presi la strada del blues in America. Ravenna Festival, che ha prodotto il progetto che andrà in scena il 24, ha scelto di dedicare una serata dell’estate 2021 al Prog italiano e mi ha chiesto di riproporre quel disco. La formazione è cambiata, anche a causa della scomparsa per covid di Danilo Rustici, ma è stata un’emozione unica rimettere mano a quell’album. Saranno con me sul paco Stefano Pilia e Roberto Dell’Era degli Afterhours, Enrico Gabrielli (Calibro 35) e ci sarà la partecipazione della cantante Sara Zaccarelli. Ma oltre alla tracce del disco originale ci saranno anche altre sorprese…

 

Quale sorpresa, invece, sul fronte del cantautorato in romagnolo?

In origine, ero partito con l’idea di musicare i testi dei nostri più famosi poeti romagnoli, poi ho incontrato Claudio Molinari, mi sono innamorato dei suoi testi e gli ho chiesto di scriverne per me. Così sono nati gli album “Côm’un cân sôta la lôna” e “La fevra”. La novità è che prossimamente uscirà un nuovo disco: “Vécc burdél”.

 


Laura Bertozzi

giovedì 8 luglio 2021

ARGOMENTI:     musica tre domande