Tre domande a Fabrizio Miserocchi
In Italia i tumori sono la seconda causa di morte dopo le malattie del sistema circolatorio e nel nostro paese ogni giorno si diagnosticano più di 1.000 nuovi casi. Nel corso della vita circa un uomo su 2 e una donna su 3 si ammalerà di tumore. Migliorano le percentuali di sopravvivenza: il 65 per cento delle donne e il 59,4 per cento degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi e questo grazie ai progressi fatti dalla ricerca scientifica. Per migliorare la situazione nel nostro territorio, nel 1979 è stato costituito a Forlì l’Istituto Oncologico Romagnolo Onlus. Abbiamo parlato col Direttore Generale dell’organizzazione no-profit, Fabrizio Miserocchi.
Quali sono le finalità dello IOR?
L'Istituto Oncologico Romagnolo da 43 anni si occupa dell’ambito sanitario delicato all'oncologia nel territorio della Romagna. E’ nato per per dotare il territorio di un sistema di controllo del cancro, in accordo con i più elevati standard diagnostici, terapeutici, assistenziali e di ricerca esistenti nei Paesi più avanzati, nella lotta contro i tumori. Una parte fondamentale del nostro lavoro è la vicinanza ai pazienti e alle loro famiglie. Inoltre sempre grazie alle donazioni finanziamo la tecnologia e la formazione, cioè l'arricchimento tecnologico di tutte le aree oncologiche utilizzate da medici e ricercatori.
Dove vengono destinati i fondi raccolti?
La ricerca richiede investimenti importanti e questi possono realizzarsi soprattutto grazie al dono del 5 x mille. I soldi raccolti vengono poi destinati all'Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori "Dino Amadori" di Meldola, una struttura ospedaliera interamente dedicata alla cura, alla ricerca clinica, biologica e traslazionale e alla formazione in campo oncologico. L’IRST ha ormai ha raggiunto una dimensione, una qualità per professionisti, attrezzature ed organizzazione, che ha ben valicato i confini della Romagna, così come la ricerca valica i confini degli stati. Quindi grazie al 5 x 1000 e alle donazioni anche quest'anno sosterremo l'immunoterapia, la nuova frontiera delle cure oncologiche e l’assistenza domiciliare ovvero l'altro bisogno emergente più forte. Oggi i pazienti e le loro famiglie che vivono il contesto più difficile della malattia cioè quello della recidiva o terminale, hanno tanti bisogni. Per cui stiamo mettendo in campo delle operatrici socio sanitarie che diano loro gratuitamente un sollievo.
Quali sono i progetti in corso?
Quest'anno abbiamo lanciato una campagna per raccontare quello che siamo. Lo slogan è: “It’s IOR Life” è la tua vita, dimostra di amarla. L'obiettivo principale è quello di evidenziare i punti fondativi dello IOR, ma anche quello di reclutare nuovi volontari. Ogni giorno decine di persone sono impegnate nel dare conforto e sostegno ai pazienti colpiti dalla malattia, nel raccogliere fondi per sostenere la ricerca e la cura, nel divulgare i messaggi di prevenzione, educando i giovani a stili di vita sani. Cercate informazioni sulle nostre pagine social e sul nostro sito e venite con noi a fare un’esperienza. Destinare un po’ del proprio tempo per gli altri è qualcosa di assolutamente gratificante.I Volontari IOR rappresentano la nostra risorsa più preziosa perché donano agli altri il bene più prezioso: la propria vita.
Emanuele Bandini
lunedì 7 novembre 2022