Tre domande a Marco Cortesi
Marco Cortesi forlivese di 45 anni è attore, autore e regista. Da oltre 15 anni si occupa di progetti in nome della memoria dei principali eventi del XX Secolo spaziando dal teatro, al cinema e alla tv. In collaborazione con l’attrice forlivese Mara Moschini ha realizzato ad oggi oltre 8 spettacoli teatrali in tournèe nei principali teatri italiani, 3 lungometraggi per il cinema e 4 serie ad episodi per il piccolo schermo. Il fulcro del suo lavoro è narrare storie vere in grado di cambiare profondamente chi le ascolta.
Nel recente periodo, hai concentrato il tuo lavoro sull’alluvione che ha colpito Forlì. Puoi parlarci di questo progetto?
“Insieme alla mia collega e compagna Mara Moschini, da oltre 10 anni ci dedichiamo a raccogliere e raccontare storie che riteniamo importanti, capaci di lasciare un segno profondo in chi le ascolta. Solitamente siamo noi a scovare queste storie, ma questa volta è stata la Storia a cercarci, in senso letterale. La notte del 16 maggio 2023, infatti, la devastante alluvione che ha colpito Forlì e tutta la Romagna ci ha travolto, facendoci vivere l’esperienza sia da vittime, come decine di migliaia di romagnoli, sia da narratori. Con una telecamera e un microfono, ci siamo messi in viaggio tra i territori colpiti, raccogliendo storie commoventi di coraggio, solidarietà e resilienza dalle persone coinvolte in quei tragici giorni. Ne sono nati uno spettacolo teatrale, un podcast intitolato “Fango” (che ha già superato i 200.000 ascoltatori e può essere ascoltato gratuitamente su piattaforme come Spotify), e, a breve, una serie TV che porterà queste storie sul piccolo schermo”.
C’è differenza tra recitare davanti ad una telecamera oppure davanti al pubblico in teatro?
“Sono due mezzi di comunicazione incredibilmente diversi e, allo stesso tempo, incredibilmente affascinanti. Ho la fortuna di poter lavorare sia sul palcoscenico che davanti alla telecamera. L’emozione che si prova quando il sipario si apre, e ci si trova di fronte a un pubblico in attesa, è unica: il teatro è una condivisione reale, un'esperienza che si vive soltanto insieme, lì e ora. D’altra parte, l’atmosfera del set, tra telecamere, luci, microfoni, è straordinaria. Recitare davanti a una telecamera ti offre il lusso di ripetere una scena, se necessario, ma l’adrenalina del pubblico in sala è qualcosa di impareggiabile. Ognuna di queste due forme espressive, teatro e cinema, insegna aspetti distintivi del lavoro dell’attore: di fronte alla telecamera non si può fingere, e di fronte a un pubblico non si può convincere se non si crede profondamente in quello che si sta facendo”.
Quali sono i prossimi progetti che hai in programma?
“Il lavoro sul set di "Fango" è ancora in corso, e speriamo davvero che il progetto televisivo riceva l'attenzione che merita. Abbiamo in programma una nuova tournée teatrale, un podcast in fase di scrittura e un ritorno al piccolo schermo. Sebbene i nostri progetti siano riservati, chi ci conosce sa cosa aspettarsi: storie vere, potenti e coinvolgenti di persone che scelgono di non arrendersi e di fare la cosa giusta. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di offrire al pubblico, che ci segue a teatro o in TV, storie che possano ispirare e motivare a migliorare la propria vita”.
Emanuele Bandini
martedì 19 novembre 2024