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Ridolfi: le mille domande

Ridolfi: le mille domande

Bisognerebbe chiedersi perché la vicenda  aeroporto “Ridolfi”, a parte i passi avanti, il bando, gli imprenditori volenterosi, le attese della città in tutte le sue realtà e sfumature, è ancora un inaccettabile punto interrogativo.

In questi anni, ipotesi a iosa per spiegare questa “impasse”, deteriorata fra l’altro dalla paradossale vicenda Halcombe.

Si è parlato di colpe con vari responsabili: la Regione matrigna, il Pd incapace, l’invidia del Marconi e del Fellini per un Ridolfi “gioiellino”, con contorno di sede Enav, Università spaziale, Istituto aeronautico ecc…. Mettiamoci anche la visibile ignavia (almeno fino ad oggi) degli imprenditori locali, delle istituzioni, di una leadership politica forlivese che non c’è più.

E tutto ciò davanti ad un aeroporto bolognese che è già imploso, ma fa finta di nulla e va avanti nel caos dell’eccesso. Davanti ad un aeroporto riminese che, nonostante bilanci col segno meno, una pista da rifare, aerostazione e logistica insufficienti, nonostante tutto ciò lavora, progetta, va avanti nel nome e a salvaguardia della sua identità turistica che crea fatturato.

E allora? In attesa della sentenza Enac sull’adesione al bando dei volenterosi forlivesi, qual è la domanda giusta da farsi e quale la risposta?

Proviamo: ma chi lo vuole veramente il “Ridolfi”? Un serio progetto industriale esiste? Esistono i “campioni” della possibile gestione? I licenziati saranno richiamati in nome della loro esperienza? I tempi di rilancio e ricavi quali sono realmente? Perché nessuno ricorda mai che cinque anni fa, quando l’aeroporto, come Cesare, fu ucciso a coltellate dai congiurati, il movimento passeggeri annuo aveva raggiunto le 800mila presenze? Perché?


Leonello Flamigni

giovedì 10 maggio 2018