LA VITA E’ UN “VENERDI”?
Qual è il giorno più importante della settimana? In assoluto, il VENERDI’. Che possiede anche rilevanze storiche, civili, economiche, culturali eccetera…
E’ una realtà “fattuale”, per usare un termine caro a Vittorio Feltri, l’uomo più diretto del mondo, il cui unico filtro, quando parla o scrive, è la sua vacillante pazienza.
E vedo di spiegare. Non è stato forse inventato il “black friday”, un ulteriore inglesismo (ormai siamo anche noi italiani entrati nella “brexit”) per indicare un giorno in cui, come si dice in gergo, “ti tirano dietro” offerte, sconti, promozioni eccetera. Qualche sciovinista esasperato dice che si poteva benissimo chiamarlo “venerdì della pacchia”…
C’è poi il “venerdì santo”, che è un input al raccoglimento, alla fede e al cattolicesimo universale.
E perché dimenticare il “venerdì solo pesce”, che mortifica schiere di carnivori affamati di braciole.
Riferimenti letterari? Certo. Robinson Crosue non chiamava forse così l’indigeno con cui condivideva la solitudine isolana?
Nella storia, poi, della nostra cronaca si sono succeduti tanti, troppi “venerdì neri”: movimenti sindacali, di lavoro, di Brigate Rosse, di delitti impuniti.
Ricordiamoci anche che di “venerdì è meglio non sposarsi”. Non si è mai capito il motivo, ma è una testimonianza che viene dal passato, da nonni, da mamme, da saggi di paese. Perché poi non sposarsi? Forse perché si giunge esausti a fine settimana e le lune di miele non finiscono bene…
C’è infine l’astuta (si fa per dire) usanza di fare pagamenti, bonifici, assegni proprio di venerdì, così i soldi, chi li deve avere, li toccherà solamente il mercoledi’ mattina successivo.
Ma parchè nessuno parla mai degli altri giorni della settimana? “Porta male”, dicono.
Leonello Flamigni
giovedì 22 novembre 2018