GLI OCCHI A MANDORLA
Un bel po’ di tempo fa (c’erano appena in giro i Beatles) si parlava ovunque di Cina. Il tormentone era “la Cina è vicina”, prefigurando il futuro. Si sono sprecati in quel periodo di agitazioni ideologiche film, saggi, romanzi su quel Paese lontanissimo, che la parte culturale della nostra sedicente “intellighenzia” contrabbandava come una sorta di Eden con gli occhi a mandorla.
Oggi, dopo mezzo secolo la “Cina è qui”. Abita qui, si allarga qui, vive qui. Facciamo un giorno un giretto in città e ci renderemo conto che tre quarti di quel popolo si è trasferito qui. Un bel “decimale” (sostantivo che oggi è molto in uso) anche a Forlì. Bar, ristoranti, locali commerciali, banche , aziende, sono gestite da cinesi. A tutti i livelli: dal più umile al più alto. Hanno comprato, hanno rilevato situazioni fallimentari, muovendosi con denaro contante mica cambiali o assegni postdatati o rate fino “a babbo morto”.
Sono quasi tutti ricchi, sono occidentalizzati, cortesi (a volte anche troppo) e comunque determinati. Non possiamo che constatare il fenomeno geocentrico e accoglierlo come ineluttabile. E a volte anche utile.
Ma ora si esagera. Alcuni scienziati cinesi si sono messi in testa di “costruire” un’umanità su misura. Tecnicamente si chiama “gene editing”. Più grossolanamente: una specie di “taglia e incolla” genetico. Hanno isolato un DNA e, per semplificare la spiegazione scientifica, vi hanno immesso un virus particolare, che lo avrebbero reso impermeabile ad attacchi di malattie come per esempio l’HIV.
La Comunità scientifica mondiale è in apprensione: Noi tutti molto perplessi: non bastava l’umanità clonata?
Leonello Flamigni
venerdì 30 novembre 2018