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Il ritorno della Turchia

Mamma li Turchi! Niente affatto.

Il ritorno della Turchia

È solo il ritorno del Circus sulle rive dell’Istanbul Park, un anno dopo la bagnatissima edizione  2020, in grado di decretare Lewis Hamilton campione del mondo di Formula 1 per la settima volta, la quarta consecutiva, da quel titolo conquistato dal compagno di squadra Nico Rosberg nel 2016.

Date e numeri, che videro sul rinnovato ( e scivolosissimo) manto stradale del circuito ottomano l’avvicendarsi di date e ricorrenze, per un insieme di cifre tonde e numeri primi che vengono a succedersi repentinamente in successione. Dopo quel’edizione della corsa turca saranno 300 le gare disputate dal Team Red Bull in Formula 1, 200 le vittorie ottenute da Mercedes, centoventunesimo  podio per Sebastian Vettel, l’ultimo in Ferrari, per quella prima pole in carriera di Lance Stroll al volante della “Pantera Rosa” di papà Stroll, non ancora Aston Martin. E poi Lewis, a pareggiare i conti dei mondiali vinti con la leggenda di Schumacher in Ferrari. Schumi che in Turchia trovò sempre piuttosto indigesto confrontarsi coi quei tornanti vicini allo Stretto del Bosforo fin dal debutto, quando in quel 2005, vigeva ancora il giro singolo in qualifica e l’utilizzo di un solo treno di gomme tra prove ufficiali e gara la domenica. Prima edizione e Schumi parte in ultima fila per una suo errore ( un po’ come gli era successo nel 2004 al debutto del Gran Premio di Cina cominciando il suo giro veloce ). Gara calvario di appena 14 giri e l’idea di rifarsi l’anno dopo,senza più l’obbligo dell’utilizzo di un solo treno di gomme. Schumi vorrebbe, in palio c’è l’ennesimo titolo da contendere ad Alonso e la Renault di Briatore. Vuoi le circostanze, vuoi una Safety di troppo, a vincere è invece il giovane compagno di squadra brasiliano Felipe Massa alla sua prima vittoria in Formula 1, il quale con tre successi consecutivi (2006-2008) diverrà a tutti gli effetti il pilota più vincente sull’Istanbul Park. Certamente non la stessa cosa dell’estemporanea vittoria di Jenson Button nel 2009 con la ancora più estemporanea Brawn  di “Banana Ross” e il suo doppio diffusore.

Mica tanta però la gente sugli spalti…

Tempo ancora di qualche edizione, fino al 2011 e poi del Gran Premio di Turchia non si sentirà parlare per quasi un decennio. Non prima di aver assistito alla fraterna collisione in Red Bull tra Webber e Vettel nel 2010 e alla repentina doppietta con vittoria di Seb appunto l’anno successivo, con Alonso in Ferrari che in terra di Turchia capirà alla velocità della luce come gli anni difficili in Ferrari siano destinati a protrarsi ulteriormente, dopo l’illusoria e dolorosissima notte di Abu Dhabi nel 2010. Tutte cose che la Turchia ha raccontato in questi anni. Fino alla contesa per il trono tra Max e il Re Nero Hamilton, protrattasi fino a oggi a questo angolo di mondo. Ciò che a breve l’Istanbul Park continuerà a narrare. Con la sua nona edizione.

 

 


Emiliano Tozzi

venerdì 8 ottobre 2021

ARGOMENTI:     automobilismo sport