Horner, chi ha davvero vinto?
La fine di un'era in Red Bull
“Tanto tuonò che piovve”. Insieme a un non meno biblico “dopo di me il diluvio”. In sintesi per un’autentica (ma silenziosa) gara testosteronica. A testimoniare uno dei più antichi detti del mondo.
Quando il gatto non c’è, i topi ballano.
E in Red Bull ballano almeno da qualche anno. E da molto prima che una sordida mail con umana ma sfocata banderuola maschile al vento, venisse recapitata alle redazioni di mezzo mondo.
In sintesi.
Siamo all’epilogo di una querelle che in Red Bull va avanti da diverso tempo. Dalla morte di Mateschitz Sr. e relativo passaggio azionario (di minoranza) al figlio Alex, di tutta le realtà azionaria bibitaria. Primo problema. Horner andava d’accordissimo con Mateschitz Sr, molto meno con Matezischitz jr. Ma Chris nel suo ruolo di Team Principal Red Bull va avanti indomito, forte dell’appoggio della famiglia Yoovidhya che ha in mano la maggioranza dell’intero pacchetto della galassia per bibite energetiche.
Secondo problema. Horner vuole un motore costruito direttamente da Red Bull e ci riesce, con l’appoggio di Ford e relativo know – how tecnico in materia. Linea nient’affatto sposata da Matezischitz jr, Mintzlaff (Ad Red Bull) e in ultima istanza Helmuth Marko, eminenza grigia del box di Milton Keyens molto vicino alla famiglia Verstappen, i quali erano d’accordo nel cedere il 50% di Red Bull Racing a Porsche, in cambio di una nuova PU da parte del costruttore tedesco per il 2026 griffata con tanto di toro rosso sulla testata.
La battaglia (questa) vinta in casa Red Bull non ha comunque permesso a Horner di vincere la guerra bibitara, visto l’odierno annuncio che ne decreta l’abbandono immediato del muretto anglo-austriaco. Cosa curiosa però. Il fronte avverso si ritrova a questo punto con un motore che in prospettiva non voleva e che va ad aggiungersi all’abbandono di Newey, avvenuto già dalla scorsa stagione, lasciando Milton Keynes con una direzione tecnica completamente da ricostruire. Sarà davvero contento papà Jos di una simile prospettiva interna a “guerra” vinta? Difficile dare una risposta certa, ma il paradosso in termini sembra proprio questo, con Max che par aver fiutato per tempo l’aria, e la scarsa prospettiva che sembra potergli offrire per la prossima stagione la RB22. Sulla carta, Aston ( più di Mercedes) col mago Adrian in ufficio e il motore Honda sulle “verdone” pare essere l’unica vera certezza in ottica futura per l’olandese, conoscendo entrambi molto bene. Per non dire benissimo.
Così, basta giocarsi un banconota da tre Euro al Casinò delle corse, come per Horner in Ferrari.
Vedrete che prima o poi succederà.
Dopo una silenziosa Terza guerra mondiale, che in Red Bull è apparsa per quello che era ed é.
Un conflitto.
Senza vincitori. E tantomeno vinti.
Foto di Fabio Casadei
Emiliano Tozzi
giovedì 10 luglio 2025