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Carlito’s Way

Carlito’s Way

E insomma non è costume. Non è costume che un difensore porti la palla fino in fondo alla rete avversaria, facendo vincere la propria squadra. Polmoni grandi, ma piedi buoni quelli no. Non possono esserlo altrettanto.

Così rimangono i dubbi, le contraddizioni che anche un calciatore come Franz Beckenbauer abbia rubato il pane di bocca a intere generazioni di bambini per tutta la vita. Uno dei difensori più celebrati della storia del calcio. Perché? Perché Franz difficilmente la metteva dentro. Non toccava a lui avere il bacino basso e basculante di “Bagonghi” Gerd Müller. L’altra metà del calcio tedesco anni ’70. Gli ultimi  tre metri più esplosivi di sempre in mano all’attacco dei panzer germanici.  

Dove insaccare il pallone da veri vincenti.

Oggi non è più costume rispettare il prossimo, i suoi intenti, il suo lavoro. Tanto per dei meccanici da corsa quanto per un nascosto difensore. L’altra metà del box, la parte meno… nobile. Pur sbattendosi appresso al medesimo sogno nello stesso identico modo. Pur essendo al seguito di un pilota, raccontato dai più come il figlio di un Dio minore. Per quel loro silenzio, che non parla, non muta alle urla citofonate di una radio, perché qualcosa è andato improvvisamente e maledettamente storto. Non è costume, come disse Kipling, mantenersi calmi quando tutti attorno a te stanno vivendo l’ora più buia. Trovare soluzioni a quei problemi che a inizio stagione in Australia, ti fanno finire nella ghiaia al secondo giro e che, un paio di settimane dopo a Imola in una gara che di giri ne dura 63 alla terza curva ti riportano di nuovo nella sabbia. Un fallimento annunciato pensa il “poppolo” con due p. Due uscite con ritiro, una dopo l’altra. Non è costume vedere ciò che altri nemmeno immaginano e proprio per questo, finisci con l’avere appiccicata  addosso la nomea di “ribelle ammutinato” nel caos di Monaco. Diventi “l’usurpatore del fato altrui”, nell’ottenere “illegittimamente” la tua prima vittoria in Formula 1 all’ ottava stagione in quel di Silverstone.

Non è costume, sentirsi dire le cose peggiori e avere come unico diritto di replica quel “poco” di talento messo a tua disposizione da madre natura. Non come gli altri. Non allo stesso modo. Come un mediano logorato dai chilometri. Ancora a lottare in campo insieme ai suoi recalcitranti polmoni.

Non è costume, riconoscere la nobiltà di chi faccia del proprio pensiero l’arma più potente con cui scendere in pista. Cercando di sbagliare ogni volta meno degli altri. Perché lucidamente si è consapevoli, di non essere altrettanto veloci.

Non è costume sentir dire “solo Senna qui passava in pieno” (cit.), facendo un sorpasso all’esterno di Signes , sempre in virtù di quello stesso modestissimo talento. Una seconda scelta, agli sguardi indisposti e indisponenti di tanti. Nonostante in qualifica, tu dia la scia al compagno di squadra senza tanti preamboli o patti segreti. Perché in fondo è giusto così. Sapendo già, di dover partire dal fondo la domenica.

Ecco, non è costume una vita così. Quando a fatica ti prendono sul serio. Nonostante la tua di fatica sia la stessa, che facciano altri tuoi ben più blasonati colleghi. Per costruire ogni giorno la tua velocità.

Da pilota Ferrari.

Carlito’s way.

No, per questa volta soltanto Carlos Sainz.

Casomai il Cavallino,  tornasse prima o poi, a vincere un titolo mondiale.

Come Franz Beckenbauer.

Foto Fabio Casadei


Emiliano Tozzi

mercoledì 27 luglio 2022

ARGOMENTI:     automobilismo piloti sport