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Minardi Day

La stagione delle corse

Minardi Day

È sempre una strana sensazione, quella che avviene quando si compie il salto dall’altra parte. E si approda sull’altra sponda del fiume. Quando da spettatore diventi autore. Protagonista della storia che ti appresti a raccontare.

Per le precedenti cinque edizioni, il Minardi Day  è stato per me un museo vivente. Il luogo chiamato a raccontare tra piloti e automobili la mia passione. Questa volta è stato diverso. Ero parte di quella storia che ho sempre visto sulla pelle e sui volti di piloti , team manager e addetti ai lavori, magari raggrinzita da qualche ruga di troppo. Come per la carrozzeria e la vernici di vecchie vetture da corsa chiuse dentro ai box. Pronte a mostrare subitaneamente al mondo intero in qualche estemporaneo giro di pista, ancora  tutto il proprio fascino corsaiolo. Impermeabilmente intatto.

Ora no. Ora era tutto diverso.

Per me, in questa edizione (la sesta) del Minardi Day, la storia si era fatta maledettamente insolita. Col mio libro su Amon ero parte (non so quanto legittimamente) di quel museo che precedentemente, da visitatore attento avevo continuato solo a osservare.

“Sta per cominciare la presentazione di Emiliano Tozzi che tratterà del suo libro “Chris Amon. La sfortuna non esiste.”

Come disse Ferrari, non puoi spiegare una passione. Puoi solo viverla. Ciò che io avevo fatto tutta la mattina, rapito dalle sagome di vetture da corsa consegnate alla leggenda. Tyrrell P34, Shadow DN3, Lancia LC2, Lancia Beta Montecarlo, Merzario A3, Ferrari 312 B2, Osella FA1E. E poi la Tecno 123/6. Il nome di Amon sulla sua carrozzeria e quell’unico punto conquistato in Belgio da Chris al debutto con la monoposto dei fratelli Pederzani.

Il microfono balla, distorce. La gente non mi ascolta. Faccio finta di niente. Finché vedo tutti sedersi, quasi messi in fila dalla voce di Stohr e le sue domande al sottoscritto.

Passa un’ora, nemmeno me ne accorgo.

Ricordo solo un applauso che non finiva mai, io che mi emoziono e a stento, trattengo il magone .

Mi sembra tutto perfetto. Troppo bello per essere vero. Del mio libro non rimane nemmeno una copia disponibile. Saluto tutti, quasi fossi in uno stato di trance permanente.

Credo proprio che il Minardi Day sia un luogo deputato a essere un ricettacolo di cose e persone. Appassionati in senso lato. Non importa il tifo, il proprio credo. Quando da vivere c’è un’unica stagione.

Quella delle corse.

Dentro un’infinita e autentica passione.

Foto Fabio Casadei


Emiliano Tozzi

mercoledì 31 agosto 2022

ARGOMENTI:     automobilismo minardi day sport