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Un libro è un fuoco acceso nel buio

Ecco perché a Natale è il regalo perfetto

Un libro è un fuoco acceso nel buio

C’è un gesto che attraversa millenni, intatto come una fiamma che non si spegne. Quel gesto sempre attuale, anche nell’era del digitale, è aprire un libro.
Voltare la pagina, ascoltare il fruscio della carta, riconoscere in quel profumo di carta e di stampa l’inizio di un viaggio. È un’esperienza antica quanto la scrittura, che Marguerite Yourcenar definiva “un fuoco acceso nella notte della memoria umana”.

Leggere non è solo un passatempo. È una delle tre invenzioni fondative dell’umanità, insieme al fuoco e alla ruota. Il fuoco ha dato calore e protezione, la ruota ha permesso all’uomo di superare i propri confini, la scrittura ha dato forma alla memoria e alla coscienza.
E la lettura – il suo gesto gemello – ci permette di entrare nel tempo degli altri, di ascoltare voci lontane, di respirare epoche che non abbiamo vissuto.

Oggi siamo circondati da schermi che illuminano, distraggono, scompongono l’attenzione. Un libro, invece, non notifica, non interrompe, non scorre via: ci attende.
In questo Natale, in un tempo dove tutto sembra rapido e volatile, regalare un libro significa perciò regalare una pausa, un respiro, uno spazio di libertà.

Lo dico sia da lettore che da scrittore: nulla forma la nostra interiorità quanto un libro. Non si può scrivere senza avere letto molto; ogni frase che nasce porta dentro di sé l’eco dei libri amati, del ritmo che ci è rimasto nelle orecchie, delle parole che ci hanno ferito o guarito.
Borges diceva: «Si legge quello che piace leggere, ma non si scrive quello che si vorrebbe scrivere». È vero: la scrittura obbedisce a qualcosa che ci supera; la lettura invece è libertà allo stato puro.

E allora penso ai primi libri che ho amato: Storie della storia del mondo di Laura Orvieto, poi Jules Verne, Stevenson, I ragazzi della via Pál. Erano finestre spalancate sul mondo quando ancora non sapevo cosa fosse il mondo. Ognuno di noi conserva nella memoria i primi libri che ci hanno aperto un varco.

Ma accanto ai grandi autori universali, è prezioso ricordare l’importanza dei libri degli scrittori della nostra terra di Romagna. Sono opere che custodiscono storie, dialetti, memorie, personaggi e tradizioni che rischierebbero di scomparire senza la forza della pagina scritta.
Regalare un libro di un autore romagnolo significa non solo sostenere una voce del territorio, ma contribuire a tramandare alle nuove generazioni un patrimonio affettivo e culturale che nessun archivio digitale potrà mai restituire con la stessa vibrazione.
La Romagna vive nei suoi narratori, nei suoi storici, nei suoi poeti: nelle loro pagine ritroviamo il paesaggio, la lingua, la tenacia, l’ironia e la memoria delle nostre radici.

E poi c’è una verità che ogni lettore conosce: i libri non cambiano, siamo noi a cambiare.
Rileggere un libro amato significa riconoscere che la vita ci ha trasformati. È un dialogo silenzioso tra chi eravamo e chi siamo diventati.
Ci sono libri che amiamo al punto da rallentare quando mancano poche pagine alla fine: non vogliamo lasciare quel mondo, né i personaggi che ci hanno accompagnato.
Un libro non è mai soltanto una storia: è un pezzo della nostra storia.

Per questo, a Natale, regalare un libro significa anche regalare un frammento di futuro, un luogo in cui rifugiarsi, una porta che si apre quando tutto sembra chiuso.
È un dono che non si consuma, non si esaurisce, non perde valore: anzi, cresce con chi lo riceve.

Un libro è un fuoco acceso. Regalarlo significa continuare a far luce nel mondo.

 


Marco Viroli

venerdì 5 dicembre 2025

ARGOMENTI:     libri