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Il tracciato francese del Paul Ricard a Le Castellet è stato teatro della seconda prova della European Le Mans Series, dopo quella corsa a Barcelona, una gara che dopo quattro ore di gara ha visto la vittoria dell’equipaggio della Inter Europol composto composto da Sebastian Alvarez, Vladislav Lomko e Tom Dillmann; gara, come sempre accade in questo campionato, ricca di colpi di scena e che ha avuto il suo epilogo solo nel finale.

La Ferrari torna a Le Mans vincendo. Esattamente 50 anni dopo la sua ultima apparizione sul circuito della Sarthe. Una vittoria in grado di fare storia oltre i confini delle gare Endurance, la decima per il Cavallino nella 24 Ore più famosa al mondo. Qualcosa capace di riaccendere la passione sopita del popolo Rosso, dopo le troppe gioie negate in Formula 1 di questi ultimi anni.

Col tempo di 3’ 22” e 982 millesimi, la Ferrari ottiene la pole nell’edizione del centenario della 24 Ore di Le Mans. Un risultato sportivo di valore storico, amplificato ulteriormente da una prima fila completamente in mano agli uomini capitanati da Antonello Coletta. La 499P ha marciato con passo sicuro e deciso già dal pomeriggio durante il terzo turno di prove libere, quando verso il termine della sessione, entrambe le biposto di Maranello avevano conquistato la vetta della classifica, esattamente nello stesso identico ordine espresso dalla classifica finale dell’Hyperpole.

Se Le Mans compie 100 anni, Diogene sulla Sarthe è alla sua prima avventura, essendo riuscito come giornale, nell’impresa di accreditare per le proprie pagine Pino Colacicco, Italica istituzione Endurance alla 24 Ore francese. Simpatia ed entusiasmo. Tutte cose che non lasciano in secondo piano l’autentica professionalità del fotografo pugliese.

Cosa vuol dire essere fotografi a Le Mans?

Vuol dire camminare. Incontrare e fotografare. Possibilmente dotati di un particolare dono chiamato “l’arte dello scatto.” Non si tratta solo di fermare frammenti di tempo ma di renderli per sempre (nel bene e nel male) immortali. Poi, trovarsi a Le Mans è quella magia, il fattore “uao” che ti fa dimenticare la fatica, il male ai piedi. Il sudore sotto il sole del giorno e il freddo pungente della notte nel bosco di Mulsanne.