Il Norris di Perrone
Un'analisi su Lando Norris dopo il GP di Montecarlo
“Perché io so’ io…e voi nun siete un…” Che il prode Fabio Casadei mio collega-capo redattore e il sottoscritto, hanno da sempre mutuato in “ E noi non capiamo un…”
Quel vedere l’ovvio manifestarsi, mentre la moltitudine sportivamente parlando è ancora alle prese con lo stupore generale. Rammento con chiarezza, di aver sempre detto a Fabio su chi puntare i suoi 5 euro a inizio stagione, nominando il futuro campione del mondo piloti 2025. Lo stesso nome che era uscito sconfitto dal confronto con Verstappen al termine della scorsa stagione. Ma perché il “Vostersempervoster” ha questa granitica certezza nel reputare Lando Norris possibile campione del mondo in pectore? Perché il cuore ha ragioni che la ragione non conosce? Forse. Ma con ogni probabilità è anche legato a una corrispondenza di pensiero con un’origine profondamente diversa dall’intrinseca velocità di un pilota. Cose che i semplici numeri possono spiegare solo in parte e la logica determinare per il rimanente resto. Eppure. Eppure qualcosa continua a sfuggire, quando Blando diventa improvvisamente “Armando piè veloce”, tornando a essere semplicemente Lando.
Insomma, qualcosa richiedente una lettura oltre la normale alchimia da corsa. Un pensiero evoluto. Che un mental coach come Antonio Perrone, da me interpellato, può cercare di spiegare in maniera semplice e certamente più diretta:
“A Monaco da parte di Norris è avvenuta una particolare reazione. Una cosa che probabilmente hanno notato in pochi. Quando è stato libero di manifestare liberamente le proprie capacità, ha potuto esprimere totalmente il proprio potenziale, senza alcuna limitazione. Qualcosa che si è determinato già alla prima curva a Santa Devota, proprio nel momento in cui sembrava dovesse finire contro le barriere e se vuoi, prima ancora al sabato, generando una generale sorpresa in primis proprio nella stessa McLaren, ottenendo una pole nient’affatto scontata. Almeno basandosi sulle premesse della vigilia. Paradossalmente, visto il tipo di circuito su cui correvano, con la sua prestazione ha come “obbligato” il team ad assecondarne la performance sotto ogni punto di vista. Una dimostrazione di forza nient’affatto scontata, in una condizione così particolare come Montecarlo. Il pallino del “controllo” della corsa era totalmente in mano sua, potendo così decider psicologicamente di correre al meglio delle sue possibilità. È molto più facile commettere un errore inseguendo un avversario che fare una gara di testa solitaria, lo sai meglio di me. Ciò che ha fatto Norris, è l’emblema del suo pieno potenziale, senza intrusioni di natura esterna. Vedi anche il giro veloce della corsa all’ultimo passaggio”.
Bisogna riconoscere che il suo TP Andrea Stella lo ha sempre sostenuto, a prescindere dalla maggioranza di pensiero del momento,anche solo all’interno del paddock.
“È evidente come Stella, sappia gestire al meglio le risorse a sua disposizione. E con Norris sa di poter contare su di un pilota dall’elevato rendimento nel tempo. Il che significa essere in possesso di quella continuità necessaria ma non sufficiente per ottenere determinati risultati, perché semplicemente e univocamente indispensabile. Non è essere sempre vincenti a fare la differenza, ma in quale maniera tu riesca a esprimere il talento di cui tu sia in possesso. Significa essere congruenti tra la propria natura e quello che si vive. Il resto è solo la conseguenza delle proprie azioni dentro una condizione di assoluta fiducia in ciò che senti di essere. Ecco cosa determina la linea vincente della continuità.”
Come dire. Si vede che continuo a non capire un…
Dopo il Norris di Perrone.
Foto di Fabio Casadei
Emiliano Tozzi
lunedì 26 maggio 2025