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Hedwig and the Angry Inch

Martedì 20 dicembre ore 21:00, Naima Club, Taverna Verde, Via Somalia, 2 Forlì

Hedwig and the Angry Inch

Cominciamo col presentare un breve riassunto storico della storia di Hedwig. “Hedwig and the Angry Inch” è un musical rock con musica e testi di Stephen Trask e un libretto e storia di John Cameron Mitchell . La “parte musical” segue Hedwig Robinson, una cantante genderqueer della Germania orientale di una band rock and roll immaginaria. La trama raccontata all’interno invece, attinge realmente alla vita di Mitchell, figlio di un maggiore generale dell'esercito americano che un tempo comandava il settore statunitense della Berlino Ovest occupata .

La musica è immersa negli androgini anni '70 e segue per lo più lo stile glam rock di David Bowie (che co-produsse la produzione per Los anjgeles dello spettacolo), così come il lavoro di John Lennon e dei primi artisti punk Lou Reed e Iggy Pop .

Il personaggio di Edvige era originariamente un personaggio di supporto nel pezzo. È stata vagamente ispirata da una babysitter/prostituta tedesca che lavorava per la famiglia di Mitchell quando era un adolescente a Junction City, Kansas. Il personaggio di Tommy, originariamente concepito come il personaggio principale, era basato sullo stesso Mitchell: entrambi erano gay, entrambi figli di un generale dell'esercito, profondamente cattolici romani e affascinati dalla Mitologia Greca. Hedwig divenne la protagonista della storia quando Trask incoraggiò Mitchell a mostrare il loro primo materiale nel 1994 al club drag-punk Squeezebox di New York, dove Trask era a capo della house band e il fidanzato di Mitchell, Jack Steeb, suonava il basso.

Mitchell fu profondamente influenzato dall'elenco di artisti drag di Squeezebox che si esibivano solitamente in cover rock. Le scalette dei primi concerti di Hedwig includevano infatti molte cover con testi riscritti da Mitchell per raccontare la storia di Hedwig: "Oh Well" dei Fleetwood Mac ; "See No Evil" della televisione ; "Whole Wide World" di Wreckless Eric ; " La morte di Samantha " di Yoko Ono ; il "Patto di non allineamento" di Pere Ubu ; "Mezza razza" di Cher ; di David Bowie "'s "Tutti i giovani"; e "Femme Fatale" dei Velvet Underground . Un'interpretazione glam tedesca di " You Light Up My Life " di Debby Boone una volta fu utilizzato come finale del musical stesso.

La seconda replica di Hedwig allo Squeezebox risultò in cartellone come appoggio alla cantante Deborah Harry dei Blondie . Fu per questa occasione che Mike Potter progettò per la prima volta la parrucca caratteristica di Edvige, che inizialmente era costruita con rotoli di carta igienica avvolti con capelli biondi sintetici. Mitchell, Trask e la band Cheater (Jack Steeb, Chris Wielding, Dave McKinley e Scott Bilbrey) hanno continuato a fare workshop di materiale in luoghi come Fez Nightclub e Westbeth Theatre Center per quattro anni prima di presentare in anteprima il musical completo Off-Broadway nel 1998.

Ecco. Da questo breve sunto dei fatti, si può capire di quanto Hedwig sia qualcosa di ben più complicato e alto di un prodotto solitamente certificato come “musical”.

Si dovrebbe in effetti parlare di “ monologo drammatico con risvolto tragi-comico su partitura musicale per Interprete Assoluto”. Con band.

Perché l’impatto emotivo che Edwig scatena sul pubblico, non lo si deve tanto solo al racconto di vita che ne viene fatto durante il concerto-concept della vicenda, ma proprio se non esclusivamente dal grado di livello di interpretazione e immedesimazione con ruolo-testo e contesto da parte del protagonista di turno. Che nella versione presentata da Teatro Delle Forchette di Forlì, voluta diretta e interpretata da Stefano Naldi, raggiunge un livello altissimo nel rapporto triangolare attore-personaggio-pubblico. C’è più o meno uno standard richiesto quando si mette in scena Hedwig, che riguarda soprattutto scenografia e costumi. Con qualche variante ma la faccenda è e deve rimanere quella; un palco da concerto di un locale non tanto grande con band live sopra e spalla appoggio cori-voce femminile, dove il cantante tra una canzone e un’altra del concerto dialoga col pubblico e si racconta. Il look è divenuto leggenda e soprattutto Icona, per cui non serve buttarsi in versioni troppo diverse che stonerebbero soltanto ( vedi certi FrankN’Further del RHPS che troppo spesso diventano delle baraccone da luna park quando non inutili drag queen che col concetto originale nulla hanno a che farci…) e qua,grazie all’opera di Marco Ceragioli, abito mantello e parrucca diventano epocali rispettando in pieno l’idea originale, la band è ineccepibile la collega una vocalist di alto livello. L’atmosfera che ne giunge è perfetta e davvero,mai come stavolta, riesce a trasportare il pubblico fuori dalla sala di un Teatro in un locale adibito a concerto glam rock. In questa versione, davvero dalla sala si sente solo la mancanza di un tavolo davanti o un bancone con sopra un drink, o una birra. Ma la vera differenza la fa Stefano Naldi. Per qualche misteriosa alchimia, o forse per il troppo amore verso questo lavoro, Naldi seppure da decenni ogni anno pensasse di portare in scena questo lavoro, ha avuto il sentore di aspettare, a lungo, acquisendo così il giusto vissuto di vita per poter capire intimamente un Personaggio a tutto tondo e soprattutto non da origine inventata bensì da vita vissuta reale, quale risulta essere Hedwig.  Che proprio per la sua realtà profonda ed intrinseca, se non addirittura doppia visto che come si è detto sopra, a ben due persone reali si rifà il ruolo,necessita prima che di un bravo cantante di un ATTORE di prosa capace di oltrepassare il concetto di bravo esecutore per arrivare a quel titolo di INTERPRETE che pochi e non sempre riescono a trasformare in reso davanti alla platea. E in questa edizione la magia avviene. Band vocalist e protagonista si fondono in un mondo parallelo che porta letteralmente la platea a vibrare intimamente fino al pianto empatico. Chi conosce Naldi attore non ne ha trovato traccia in quel che si vede sul palco in questa sua versione di Hedwig and the angry inch. Uno stile ma soprattutto una personalità del tutto inedita e mai vista che non si chiama più in questo caso Stefano ma Hedwig. Tornata in vita grazie al lavoro corale tutto di Teatro delle Forchette e alla volontà indomita di Naldi che come le citate leggende greche nella storia al pari di una novella Antigone è “sceso vivo nella tomba”del suo vissuto, per raccontare anche la “sua” di storia, cantarci le sue canzoni, e toccarci il cuore del  mondo solitamente distratto mostrandoci una volta gettata la maschera, il proprio vero volto bagnato di lacrime,di rimmel sciolto e lustrini a fingere che tutto sia ancora e sempre splendido.

CAST CREATIVO: Regia - Stefano Naldi, Video - Stefano Naldi, Songs by Stephen Trask, Book by John Cameron Mitchell, La Voce di Tommy - Michelangelo Ballardini,  Assistente di Palco e Regia - Giuseppe Verrelli, Traduttore - Eros Zanchetta (a cura di Marco Ceragioli), Mixer video - Benedetta Benedetti Tracce Sonore,  Lheila Bolognesi Fonico,  Lombardi Amplificazioni,  Mixer Luci - Mattia Delpopolo, Seguipersona - Vincenzo Turiaco, Foto di Scena - George Matei. I Costumi di Hedwig sono realizzati da Marco Ceragioli aka Darla Girandola 

Songs by Stephen Trask
Book by John Cameron Mitchell
Traduzione Eros Zanchetta, Marco Ceragioli
Regia Stefano Naldi

 

BIGLIETTERIA
Intero € 20
Ridotto € 15 (over 75, soci FoEmozioni, CRAL CNA)
Ridotto Speciale € 10 (Soci TdF, Universitari)

INFO E PRENOTAZIONI
339/7097952 - 347/9458012 - info@teatrodelleforchette.it

 


Redazione Diogene

martedì 6 dicembre 2022

ARGOMENTI:     forli teatro teatro delle forchette