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Charles Leclerc: una leadership da dichiarare

L’analisi insieme al mental coach Antonio Perrone

Charles Leclerc: una leadership da dichiarare

Mondiale finito sotto i fuochi di Abu Dhabi. La Ferrari ottiene quanto si era prefissato alla vigilia della gara nel Golfo Persico. Essere seconda in entrambi i campionati, con Leclerc in grado di sopravanzare per tre punti Sergio Perez della Red Bull. Tutto finito. Anzi no. Tutto da rifare. Come per un aforisma di bartaliana memoria . Perché i temi i caldi, i dossier scottanti ardono ancora. Sotto la cenere dei casi irrisolti.

Le smentite sul conto Binotto e un suo possibile esautoramento, i team radio brasiliani di Leclerc nell’invocare uno scambio di posizioni col compagni di squadra Sainz. Trapassato prossimo del mondo delle corse, avvenuto non più tardi di una settimana fa. Temi che hanno a che vedere con elementi del tutto impalpabili, per capacità umane da dimostrare concretamente nei fatti. Cose in grado di determinare ciò che sia vincente da ciò che non lo sia, come spiega apertamente il mental coach Antonio Perrone da me intervistato.

“Tutto quello che oggi è il modo di concepire la leadership inizia a non bastare più. Perché? Perché il mondo nel frattempo là fuori è cambiato, non è più quello di qualche anno fa. Anche solo quello che avevamo imparato a riconoscere fino all’anno scorso. In termini di principi esistenziali, stiamo vivendo un’ascesa del genere umano a livelli esponenziali, improntata uno stile di vita totalmente diverso. Cosa applicabile a qualsiasi attuale ambito della nostra quotidianità.

Il Leader odierno è quella persona carismatica che non ha bisogno di far nulla (e dico nulla), affinché gli venga naturalmente riconosciuto il suo ruolo di “faro guida” per gli altri. È come per la barzelletta del cane col gatto. Il cane si chiede per quale ragione non gli venga riconosciuta la sua fedeltà rispetto al gatto, che non fa altro che farsi gli affari propri sonnecchiando sul sofà di casa. In altre parole, tutto ciò che non è in “frequenza” rispetto a ciò che tu realmente sia, o siamo, ti rimanda una percezione del tuo essere assolutamente distorta e distaccata dalla realtà.

Tornando a quanto successo in Brasile più di una settimana fa e nei giorni successivi, per due volte Leclerc via radio ha chiesto che Sainz gli cedesse una posizione che non gli era dovuta, pensando a come si fosse svolta la gara. E questo perché? O per ragioni legate alla sua personalità o per una condizione generata dal suo entourage, al punto di non valutare correttamente l’acquisito risultato di squadra. In questo caso non c’è più una leadership riconosciuta naturalmente nel contesto Ferrari, in nome di una manifesta autorevolezza. Cosa ben diversa dall’autorità. Perché un conto è esprimere la propria autorità. Un altro l’autorevolezza di cui si possa essere in possesso. È ciò che differisce la nostra società in ciò che di giusto o sbagliato reputiamo possa esserci. Se provi a imporre la  tua autorità (volontà) senza essere autorevole, è difficile che oggi tu sia ascoltato.”

Cosa ci attende quindi, per il 2023 in casa Ferrari?

“Per il 2023 la questione sul tavolo è in termini molto semplici. O Leclerc recupera la giusta condizione mentale per essere il leader che tutti gli chiedono di essere o non sarà venuto a capo di nulla, rispetto a quanto stiamo discutendo io e te in questo momento. A quel punto, una bella prestazione in pista non sarà altro che la presa di coscienza del suo reale potenziale, che ancora non possiede.

Se invece nell’essere il “Predestinato” continuerà ad appoggiarsi a riferimenti esterni senza fare affidamento su di sé, non potrà mai vivere quel destino di successo chiamato a compiersi per il suo essere. Per Charles in ottica 2023, vincere il titolo comporta in sintesi tre obbiettivi precisi.

Vincere il titolo è qualcosa di buono per me?

È qualcosa di buono per la squadra?

Quello che otterrò sarà di esempio per chi verrà dopo di me?

Se questi presupposti ci saranno, non avrà alcun tipo di problema nell’essere un possibile candidato per l’iride. Non esistono altre possibili alternative. Fare o non fare. Non esiste tentare.

Il suo rapporto con Binotto come va letto nell’attuale contesto Ferrari?

“Secondo te, c’è mai stato un rapporto?”

Considerazione a latere. Guarda com’è stato salutato Seb al termine della sua carriera. Nemmeno per Schumacher i suoi colleghi si sono spesi pubblicamente così tanto all’atto del ritiro.

“Non sprecare il tuo talento.”

Disse Seb a Charles, lasciandogli le chiavi della Rossa.

Speriamo soltanto, che quelle stesse chiavi non vadano per sempre perdute.

Per il bene di Charles.

E della Ferrari tutta.

Foto di Fabio Casadei


Emiliano Tozzi

martedì 22 novembre 2022

ARGOMENTI:     automobilismo ferrari sport