BASKET A2: Forlì vuole uscire dalla prigionia del sogno
Anche senza l’apporto di Kadeem Allen
Quando nel 1983 l’AS Roma vinse, dopo 41 anni, il suo secondo scudetto, l’allora presidente del club giallorosso, Dino Viola, disse che quel risultato consentiva a tutti i tifosi di «uscire dalla prigionia del sogno». Immagine potentissima quella dipinta da un ossimoro giustamente passato alla storia. Perché se il sogno è per accezione l’emblema dell’orizzonte sconfinato al quale pensieri, aspirazioni e volontà tendono senza vincoli al loro libero fluire, è altresì inoppugnabile che se il sogno non si realizza, alla lunga può diventare una gabbia. Trasformarsi in un incubo, come lo stesso Dino Viola dichiarò 41 anni fa, al coronamento di un’ambizione rimasta sopita nei, sempre 41, anni precedenti.
E improvvisamente in un incubo si è sentita calare la Pallacanestro 2.015 Forlì quando, domenica 21 aprile, Kadeem Allen si è infortunato gravemente al 22° minuto dell’ultima gara precedente i play-off in casa della Benacquista Latina. Lesione completa del tendine d’Achille della caviglia sinistra. Stagione finita e niente play-off per la guardia statunitense ex Boston Celtics e New York Knicks nella NBA, che a Forlì grazie al suo talento, alla sua potenza in uno contro uno e a un atteggiamento sempre positivo, è stato tra i grandi artefici della conquista della Coppa Italia, del primo posto finale in campionato (ottenuto con tre turni d’anticipo) e della conseguente pole position in uno dei due tabelloni che condurranno all’ascesa in A.
Già, il grande sogno di Forlì, dalla cui prigionia tanti indicatori fanno sperare che la città possa finalmente uscire. Usiamo ancora il tempo presente nel dirlo, poiché la corsa è appena iniziata con i quarti di finale che vedono i biancorossi contrapposti a Vigevano e, dunque, ogni prospettiva è ancora aperta. Certo, il percorso verso la vittoria finale prevede tre serie al meglio delle 5 partite concentrate in due settimane (semifinale contro la vincente di un equilibratissimo Torino-Trieste, poi eventuale finale con chi emergerà dagli scontri Udine-Cremona e Cantù-Cividale) e affrontarlo con un giocatore così importante in meno getta una pesante incognita sull’Unieuro.
Un colpo durissimo del destino come troppe volte già accaduto nella storia del basket forlivese alla vigilia, o addirittura in piena post-season, negli ultimi vent’anni. Però i biancorossi hanno almeno due assi ancora da giocare.
Il primo è il proprio pubblico. In ogni sfida la quinta e decisiva partita sarà sempre al Pala Galassi e riuscire a mantenerlo inviolato o, comunque, ad arrivare alla “bella” in un clima di grande spinta dei tifosi, porterebbe anche solo per un conto matematico, alla promozione. Il secondo asso è l’orgoglio sterminato dei una squadra che ha dimostrato più e più volte di avere questa risorsa dentro di sé. L’Unieuro dovrà trovare nuovi assetti in campo, ma non cambierà con un gruppo già compatto che può diventare granitico, il sogno può realizzarsi ancora.
Foto Fabio Casadei
Enrico Pasini
giovedì 16 maggio 2024