Quando nel 1983 l’AS Roma vinse, dopo 41 anni, il suo secondo scudetto, l’allora presidente del club giallorosso, Dino Viola, disse che quel risultato consentiva a tutti i tifosi di «uscire dalla prigionia del sogno». Immagine potentissima quella dipinta da un ossimoro giustamente passato alla storia. Perché se il sogno è per accezione l’emblema dell’orizzonte sconfinato al quale pensieri, aspirazioni e volontà tendono senza vincoli al loro libero fluire, è altresì inoppugnabile che se il sogno non si realizza, alla lunga può diventare una gabbia. Trasformarsi in un incubo, come lo stesso Dino Viola dichiarò 41 anni fa, al coronamento di un’ambizione rimasta sopita nei, sempre 41, anni precedenti.