“Oriello…ti ricorda qualcosa questo nome? Era il mio papo.”
La gaffe del vostro cronista è stata clamorosa, a non riconoscere in Fausto Tardozzi la nobile discendenza di Oriello Tardozzi e il suo negozio di bici, presente fino al ’91 a Porta Schiavonia.
“No, guarda che mi fa un sacco piacere che qualcuno si ricordi ancora del mio papà e le sue biciclette. Quando costruirne una era davvero un’arte per pochi.”
Empatia. Perché Fausto è così. Sanamente ammalato per la bici e la sua fatica.
“Proprio un mese fa, la Federciclismo mi ha nominato componente nazionale per il settore pista. Siamo un gruppo di persone che sta cercando di sostenere al meglio l’attività dei nostri atleti in velodromo. Un tempo vi era un bacino di utenza molto più ampio. Oggi con tutte queste nuove discipline sportive il mondo è certamente cambiato tanto, tra strade sempre più pericolose da percorrere in bici e penuria di impianti a regime (uno solo coperto a oggi in Italia). Insomma, le difficoltà non mancano, anche se prossimamente dovrebbe aprire una nuova struttura coperta a Treviso, che vada ad affiancare quello di Montichiari. Soprattutto cercando di lavorare in prospettiva per le nuove generazioni (8-18 anni)”.